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27 gennaio, il giorno della memoria


Il Gruppo Alpini di Cologno Monzese era presente alla commemorazione del Giorno della Memoria, giornata istituita per ricordare i crimini dei campi di concentramento in cui morirono milioni di uomini, donne e bambini con la sola colpa di essere Ebrei, Psichiatrici, Testimoni di Geova, Omosessuali o IMI, gli Internati Militari Italiani (in tedesco Italienische Militär-Internierte) definizione attribuita dalle autorità tedesche ai soldati italiani catturati, rastrellati e deportati nei territori della Germania nei giorni immediatamente successivi alla proclamazione dell'armistizio dell'Italia, l'8 settembre 1943.

Secondo lo storico tedesco Gerhard Schreiber il numero degli internati militari italiani furono circa 800 000 unità.
Gli storici Marco Palmieri e Mario Avagliano, a seguito di ricerche più approfondite ci hanno trasmesso dati più dettagliati secondo cui in pochi giorni i tedeschi disarmarono e catturarono 1.007.000 militari italiani, su un totale approssimativo di circa 2.000.000 effettivamente sotto le armi.
Di questi, 196.000 scamparono alla deportazione dandosi alla fuga o grazie agli accordi presi al momento della capitolazione di Roma.
Dei rimanenti 810.000 circa (di cui 58.000 catturati in Francia, 321.000 in Italia e 430.000 nei Balcani), oltre 13.000 persero la vita causa azioni di siluramento inglesi durante il trasporto dalle isole greche alla terraferma mentre altri 94.000 decisero immediatamente di accettare l’offerta di passare con i tedeschi.

Al netto delle vittime, dei fuggiaschi e degli aderenti della prima ora, nei campi di concentramento del Terzo Reich vennero dunque deportati circa 710.000 militari italiani con lo status di IMI e 20.000 con quello di prigionieri di guerra. Entro la primavera del 1944, altri 103.000 si dichiararono disponibili a prestare servizio per la Germania o la RSI, come combattenti o come ausiliari lavoratori.
In totale, quindi 600.000 militari rifiutarono di continuare la guerra al fianco dei tedeschi»

Non è stato stabilito ufficialmente il numero degli IMI deceduti durante la prigionia.
Gli studi in proposito stimano cifre che oscillano tra 37 000 e 50 000. Fra le cause dei decessi vi furono:

la durezza e pericolosità del lavoro coatto nei lager (circa 10.000 deceduti);
le malattie e la malnutrizione, specialmente negli ultimi mesi di guerra (circa 23.000);
le esecuzioni capitali all'interno dei campi (circa 4.600);
i bombardamenti alleati sulle installazioni dove gli internati lavoravano e sulle città dove prestavano servizio antincendio (2.700);
altri 5-7000 perirono sul fronte orientale.

“Coltivare la Memoria è ancora oggi un vaccino prezioso contro l'indifferenza e ci aiuta, in un mondo così pieno di ingiustizie e di sofferenze, a ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza e la può usare.”

Liliana Segre